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Amo Malvito: è il fiore odoroso che ogni mattina, svolazzando dall’occhiello del bavero della giacca, mi anima e profuma la vita; spettacolo unico è poi il suo paesaggio che non offre repliche nelle mondiali visioni; e il fiume che scorre tutt’intorno palpita sotto la mia pelle.
Per questo, dal mese di maggio di quest’anno, con la presunzione del mio blog che si annuncia con una copertina (che ora tutti chiamano homepage) “Per una cultura della Polis” esprimo in toni pacati, ma fermi, la mia indignazione e il mio dissenso al racconto – o se preferite alle versioni – circa le vicende pubbliche malvitane, spesso ammorbate da un penoso clima di piaggeria e di umiliante quanto falsa rappresentazione della realtà del nostro Paese ( lo so che andrebbe scritto in minuscolo ma il cuore me lo vieta) che vive, purtroppo, una stagione di oggettiva deriva fatta di inutili e fastose pompe e di nessuna sostanza progettuale, oltre che di assoluta assenza di buona amministrazione.
Una deriva a cui io non intendo, e non voglio, rassegnarmi.
E’ vero: sono di parte! Però, non coltivo più ambizioni politiche e la mia voce vuole essere, se possibile, ancora più libera, non più necessariamente diplomatica e neppure ecumenica.
Meglio esser solo – ma so di non esserlo – contro tutti… che vedere, senza protestare, il mio Paese distrutto.